Quella di oggi non sarebbe una escursione da raccontare, voleva essere solo una sgambata per smaltire le ingordigie delle feste,
le troppe calorie dell’alcool tracannato e per iniziare nella maniera migliore il nuovo anno, esattamente dove ci piace stare: in montagna !!
Abbiamo ciaspolato sul monte Piselli, con i suoi 1676 mt. è la vetta secondaria del monte Girella che tocca che a sua volta fa
parte del sottogruppo dei monti Gemelli, limitrofi alla Laga, limitrofi al Gran Sasso, peculiari per un numero infinito di caratteristiche.
Per variare sull’argomento, sfoggiare nozionismo e dare qualche informazione generica in più, una delle curiosità da rimarcare
è la complessità delle denominazioni con cui questi monti vengono riconosciuti: i monti Gemelli sono l’insieme di due montagne,
del tutto simili se si guardano da certe angolazioni, e per questo così denominati, il monte Girella, quello più a Nord (1814mt.)
ed il monte Foltrone quello più a Sud (1784mt.). Il primo, nonostante ricada quasi interamente in territorio teramano e quindi Abruzzese
è conosciuto anche come la montagna di Ascoli, stante la sua vicinanza con la città, ed anche come la montagna dei Fiori, il secondo
viene anche chiamato la montagna di Campli; le due montagne sono separate dalla famose gole del Salinello meta di pellegrinaggi escursionistici.
Oltre le famose ed intricate gole, oggetto di mete escursionistiche sono anche i numerosi eremi disseminati sulle montagne, sul Girella in
particolare, alcuni quasi irraggiungibili, alcuni sconosciuti ai più. Sono montagne vicinissime al mare, poco più di 25 sono i chilometri che
separano la battigia dell’Adriatico dalle sue pendici.
Per la vicinanza al mare sono montagne che vengono spesso colpite e per prime, dalle correnti gelide che provengono da Est, per questo sono le
montagne che spesso risultano bianche quando le altre più alte sono appena spolverate, per questo sul monte Piselli esistono quelli che forse
sono gli impianti sciistici più vicini al mare di tutto l’Appennino centrale, per questo i suoi boschi risultano spesso, anche dopo le più banali
spolverate di neve, luoghi di autentica magia.
Tutto questo “bla, bla, bla” è per giustificare e sollecitare nello stesso tempo l’interesse verso queste montagne altrimenti periferiche e “fuori”
dal giro per i più; perché per gli ascolani, per i locali che ce l’hanno sopra la loro testa, questa montagna è un po’ il giardino, la palestra di
casa; non a caso l’otto Dicembre è tradizione del CAI locale organizzare una escursione che parte dalla città fino al cima del monte, un dislivello
che diventa un serio impegno anche per i più incalliti.
Ma torniamo all’escursione di oggi; c’è davvero poco da dire perché davvero è nata con l’idea di fare una sgambata e con l’ida di passare del
tempo all’aria aperta, favoriti come eravamo da una buona giornata dal punto di vista del meteo. C’è invece molto da vedere nelle foto che accludo,
che sono il vero pretesto per questa pubblicazione oltre naturalmente alla voglia di condividerla con chi la leggerà; immagini bellissime di una
incredibile giornata di montagna. Che sia di buon auspicio a tutti noi per un anno pieno di tanti momenti come questi.
Il monte Piselli si raggiunge in poco più di trenta minuti di auto, dalla città di Ascoli Piceno si sale per la località San Marco, una ampissima
sella piena di prati e di qualche ristorante, luogo frequentatissimo dalle famiglie.
Già prima di San Marco, intorno ai 700 metri di altezza, inizia a comparire la neve nei boschi; poco più su anche un leggero strato è rimasto
sulla strada, le basse temperature devono aver frizzato quella caduta i giorni successivi il Natale. Da San Marco, sempre con l’auto si raggiunge
la località San Giacomo, dove la strada si divide e ridiscende verso il teramano o sale verso gli impianti sciistici. E’ a San Giacomo che ci
fermiamo, nei pressi del campo scuola sci, siamo a quota 1100 mt. circa. Alla sinistra del campo scuola, sopra la strada che scende verso il
teramano, parte una ex pista di collegamento praticamente mai usata dagli sciatori, che usiamo per salire di quota; sotto i piloni elettrici che
salgono verticali è tracciato anche un sentiero che sale ma che soprattutto in condizioni di neve non è visibile (lo useremo per scendere) e che
si raccorda con la pista in località prima Caciara (le Caciare sono costruzioni pastorali in pietra a secco, tipiche di questo territorio e di
quello abruzzese).
Ciaspolando sfioriamo radure colme di neve immacolata e boschi cristallizzati che si perdono nelle nebbie d’altura e la base degli impianti sciistici,
aperti ma deserti .
Da qui il percorso per chi va a piedi o per chi sale con gli sci si sposta a sinistra della pista che scende, un segnale molto evidente consiglia
la direzione e vieta la salita su pista.
Il percorso continua al limitare del bosco fin tanto che un altro segnale non lo dirotta al suo interno. Attraverso questo sentiero ora stretto
tra gli alberi, si raggiunge la vetta secondaria di monte Piselli, da cui, ormai fuori dal bosco e per linee ovvie si può proseguire per superare
i duecento metri che dividono dalla croce di vetta del monte Girella.
La discesa è per la stessa via, per quanto banale questa passeggiata si attesta sui settecento metri di dislivello, più di una sgambata, certo
una piacevolissima escursione.
Soprattutto quando succede quello che è successo a noi.
Fino alla base degli impianti sciistici siamo sempre stati immersi in una bruma grigia di veloce nuvolaglia che ci passava intorno, il sole
appena si vedeva, il bosco, immobile sotto la copiosa nevicata, era incantevole ma si perdeva nella mancanza di profondità dovuta alla strana
luce che c’era; le radure erano immacolate, nemmeno gli animali avevano ancora avuto modo di profanarne l’assoluta verginità. Tutto era
assolutamente incantevole ma bloccato nelle prospettive alterate dalla nebbia e dalla poca luce. E’ quando ci siamo inoltrati nel bosco sotto
la cima del monte Piselli che le condizioni ci sono cambiate intorno velocemente. Una luce diversa filtrava tra i rami e molto velocemente
colorava di toni diversi il bosco, prima è esploso l’azzurro del cielo poi i colori si sono scaldati e sono diventati avvolgenti, irreali, in
pochi istanti ciò che era ovattato e privo di luce è diventato brillante e surreale.
Che dire d’altro? Oltre augurare a “… quelli di Aria Sottile” e a chi ci vorrà comunque seguirci su queste pagine, un buonissimo anno e tanti
momenti di felicità, anche e non solo in montagna, vi auguro anche di trovarvi presto immersi nel mondo che vi racconto con queste fotografie.
Il resto dell’escursione è tutta in queste foto che seguono. Buona visione e ancora buon anno!!